Nozze forzate per un’alunna 18enne: salvata dagli insegnanti. Un matrimonio combinato orchestrato dalla famiglia e imposto con minacce di morte. Per evitare il peggio per una diciottenne di origine pakistana sono stati i suoi insegnanti , che hanno colto i segnali di disagio della studentessa e hanno lanciato l’allarme, permettendo di avviare un’indagine.
Le intercettazioni telefoniche tra il padre e lo zio della ragazza hanno rivelato la gravità della situazione. In una conversazione scioccante, uno di loro avrebbe detto: “Se si oppone, ci penso io con due colpi. Non importa se vado in carcere. Basta che mi chiami.” Queste parole hanno rappresentato una svolta nel caso, portando all’apertura di un processo per tentata induzione al matrimonio forzato nei confronti dei genitori e del fratello della giovane .
L’intervento degli insegnanti e la scoperta del piano familiare
La vicenda ha avuto inizio in una scuola superiore di Seregno (Monza e Brianza) , dove i docenti della ragazza hanno notato un cambiamento preoccupante nel suo comportamento. La studentessa appariva sempre più chiusa e timorosa , e sulle sue braccia erano evidenti segni di autolesionismo . Insospettiti, gli insegnanti hanno deciso di segnalare la situazione ai servizi sociali , permettendo così di far emergere il drammatico pianoforte orchestrato dalla famiglia: la giovane doveva sposare un cugino di 21 anni , contro la sua volontà.
Dalla richiesta di archiviazione al processo
Nonostante le prove raccolte, la Procura aveva inizialmente richiesto l’archiviazione del caso, giustificando la condotta della famiglia come “frutto dell’appartenenza culturale” . Tuttavia, il Tribunale di Monza ha deciso di procedere con il processo, respingendo la richiesta e fissando la prima udienza per il 10 febbraio 2024 , dati in cui verranno ascoltati i primi testimoni. A dimostrazione del suo impegno nella tutela della ragazza, anche il Comune di Seregno ha deciso di costituirsi parte civile , sostenendo la giovane vittima e chiedendo che venga fatta piena luce sulla vicenda.
La fuga nella comunità protetta e la denuncia
Per sfuggire al matrimonio forzato , la diciottenne ha trovato rifugio in una comunità protetta , interrompendo ogni contatto con la sua famiglia. Nel suo racconto, la ragazza ha rivelato che il progetto matrimoniale era stato pianificato fin da quando aveva solo 13 anni . I familiari avevano già organizzato gli incontri con il futuro marito e perfino le prove per le misure dell’abito da sposa , ignorando i suoi ripetuti rifiuti. Grazie all’intervento degli assistenti sociali , allertati dopo la denuncia della giovane, il piano è stato interrotto e la ragazza ha potuto iniziare un percorso di protezione e supporto per costruirsi una nuova vita lontano dalla violenza e dai condizionamenti familiari.
Una storia di coraggio e speranza
Il caso della studentessa di Seregno rappresenta una drammatica testimonianza di come le nozze forzate siano ancora una realtà anche in Italia, nascosta dietro il velo di imposte tradizioni e vincoli culturali . Questa storia, però, è anche un esempio di come l’attenzione e la prontezza degli insegnanti possano salvare vite . Grazie al loro intervento, una giovane donna ha potuto ribellarsi al suo destino e scegliere liberamente il proprio futuro.