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Oggi Marco Vannini avrebbe fatto 30 anni: Cosa è successo da allora, Martina Ciontoli lavora in una scuola, cosa fa

Oggi, 8 aprile 2025, Marco Vannini avrebbe compiuto 30 anni. Ma la sua vita si è spezzata tragicamente a soli 20 anni, nella notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, in quella che sarebbe dovuta essere una tranquilla serata a casa della fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli. A premere il grilletto fu Antonio Ciontoli, padre della ragazza ed ex maresciallo dei carabinieri. Un colpo che non lo uccise subito, ma che insieme al ritardo nei soccorsi e alla catena di omissioni che seguirono, condannò Marco a una morte lenta e dolorosa.

L’assurdo racconto della notte dell’omicidio

Quel 17 maggio fu l’inizio di un incubo per la famiglia Vannini. Dopo lo sparo, invece di chiamare subito i soccorsi, la famiglia Ciontoli mise in atto un vergognoso tentativo di insabbiamento. Inizialmente si parlò di un malore, poi addirittura di una “ferita con un pettine a punta”. In sottofondo, nella seconda chiamata al 118, si udivano chiaramente le urla strazianti di Marco. Solo all’ultimo, quando la situazione era ormai disperata, Antonio Ciontoli confessò al personale sanitario che si trattava di una ferita da arma da fuoco, ma chiese che non fosse detto a nessuno, temendo per la sua carriera.

Marco venne trasportato in ospedale, ma morì durante il tragitto. Una morte che, come accertato successivamente, poteva essere evitata se i soccorsi fossero stati tempestivi.

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L’iter giudiziario: la battaglia per la verità

Il percorso giudiziario è stato lungo e doloroso. Inizialmente Antonio Ciontoli fu condannato a 14 anni per omicidio volontario, pena ridotta a 5 anni in appello per omicidio colposo. Una decisione che scatenò l’indignazione popolare. Ma nel 2021, grazie anche all’instancabile battaglia dei genitori di Marco, la Corte di Cassazione ribaltò tutto, confermando l’impostazione dell’omicidio volontario e condannando Ciontoli e la sua famiglia a pene severe. Martina Ciontoli, insieme alla madre e al fratello, fu condannata per concorso nell’occultamento della verità e per non aver fatto nulla per salvare Marco.

Martina Ciontoli e la nuova vita tra i fantasmi del passato

Ma a pagare non fu solo Antonio Ciotoli. Partiamo dalla ex di Marco, Martina Ciontoli. La ragazza fu condannata per il suo coinvolgimento nell’omicidio. Anche se Martina non sparò il colpo che uccise Marco, la sua responsabilità fu legata al fatto che, insieme alla sua famiglia, contribuì a coprire la verità sull’incidente e a ritardare l’intervento dei soccorsi, nonostante le gravi condizioni in cui si trovava Marco.

Nel 2019, Martina fu condannata a 3 anni di reclusione in primo grado per «omissione di soccorso» e «favoreggiamento», insieme ad altri membri della sua famiglia. Nonostante le sue azioni non fossero direttamente legate all’omicidio, la Corte ritenne che Martina avesse contribuito a nascondere la verità e a ritardare il soccorso a Marco, consentendo che il giovane rimanesse in condizioni critiche per troppo tempo prima che arrivassero i soccorsi.

La sua condanna fu confermata in appello, ma nel 2021 la Corte di Cassazione annullò alcune delle decisioni, riaprendo la possibilità di una revisione del caso. Questo portò a nuove udienze e al rafforzamento delle accuse contro di lei, dato che la sua azione di non aver chiamato immediatamente i soccorsi ebbe un ruolo significativo nelle circostanze che hanno contribuito alla morte di Marco. Pertanto, Martina Ciontoli si trova attualmente in prigione, nella casa circondariale, con l’accusa di non aver impedito l’accaduto e di aver coperto la verità.

Nel mese di gennaio, Martina è uscita dal carcere. Il motivo? Il magistrato di sorveglianza, confrontandosi anche con il centro di detenzione di Rebibbia, prigione in cui sta scontando la sua pena Ciontoli, le ha accordato di andare a lavorare, per poi fare ritorno in cella la sera. Si tratta del bar della scuola superiore per l’Educazione penale «Piersanti Mattarella», gestita dal ministero della Giustizia. Lavora nei giorni feriali, mentre la sera fa ritorno in prigione. Come riporta Il Messaggero, Ciontoli è impegnata in un turno di 7 ore al giorno, dalle 7:30 alle 14:30.  Ciò è stato possibile in primis per la buona condotta della detenuta e poi perché ha scontato un terzo della pena di 9 anni e 4 mesi a cui è stata condannata. Una semilibertà che ha fatto infuriare Marina Conte, la madre di Marco, che non ha mai ricevuto una parola di scuse da parte della ragazza. «Non credo meriti di essere considerata un modello, non ci ha mai scritto, mai un segno di pentimento», ha detto la signora Vannini. «Chi ama davvero non lascia morire chi dice di amare. E Martina lo ha fatto».

La villa dell’orrore all’asta

Nel 2024 la villetta di Ladispoli dove si è consumato il dramma è stata messa in vendita all’asta. Un annuncio che ha riacceso l’indignazione pubblica: tra le foto della casa in vendita, anche il bagno dove Marco fu colpito dal proiettile. Un gesto che molti hanno considerato di cattivo gusto. Tuttavia, il ricavato della vendita andrà come risarcimento alla famiglia Vannini, che da anni si batte per ottenere giustizia. Fuori dalla casa una targa, voluta dal Comune di Ladispoli, recita: «Chi diceva di amarti ti ha lasciato morire, ma nessuno farà mai morire il nostro amore per te. Mamma e papà».

L’eco di una morte che non smette di fare rumore

Nel tempo, il caso Vannini è diventato simbolo di una giustizia che a volte arriva in ritardo, ma che può ancora ridare dignità a una vita spezzata. Ogni anniversario, ogni compleanno di Marco è l’occasione per rinnovare il dolore, ma anche per ricordare chi era: un ragazzo solare, sportivo, pieno di sogni, che non ha fatto in tempo a diventare uomo.

Marina Conte e Valerio Vannini non hanno mai smesso di lottare. Hanno portato il caso di Marco nei tribunali, nei talk show, nelle scuole, con un’unica missione: fare in modo che quanto accaduto non capiti mai più. «Non si può morire così a vent’anni e poi vedere i colpevoli vivere come se nulla fosse» dice oggi Marina. E la sua voce resta, ogni anno, un grido che non si spegne.

Marco Vannini avrebbe compiuto 30 anni. E invece il tempo per lui si è fermato a una notte di maggio. Il ricordo però, quello no. Vive nei cuori di chi lo amava e di chi, anche senza conoscerlo, ha imparato a volergli bene.

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