È morto all’età di 97 anni Lucio Manisco, figura centrale del giornalismo Rai e storico corrispondente del Tg3 dagli Stati Uniti. Nato a Firenze il 16 febbraio 1928, Manisco ha attraversato oltre sette decenni di informazione, muovendosi con autorevolezza tra giornali, radio, televisione e politica.
Lucio Manisco, giornalista e politico: una vita tra informazione e impegno
La passione per l’informazione aveva conquistato Lucio Manisco sin da giovane. Già a vent’anni collaborava con le testate “Italia Socialista” e “Il Giornale”, dove mosse i primi passi nel mondo del giornalismo. Il primo progetto editoriale significativo arrivò nel 1950, quando fondò e diresse il settimanale “Domenica Sera”, segno precoce della sua vocazione a coniugare informazione e spirito critico. Ma fu il suo respiro internazionale a definirne davvero la carriera.
Nei primi anni Cinquanta lavorò per la BBC come assistente ai programmi, esperienza che gli permise di affacciarsi al giornalismo internazionale. Da lì, divenne corrispondente da Londra per Il Messaggero, per poi approdare negli Stati Uniti, dove consolidò uno dei legami più profondi della sua carriera professionale. Dall’America raccontò al pubblico italiano i cambiamenti, le crisi e le trasformazioni della società statunitense, assumendo un ruolo chiave nella narrazione giornalistica dell’epoca.
Il grande pubblico televisivo lo conobbe e apprezzò come inviato del TG3 da New York, incarico che ricoprì dal 1987 al 1992, durante gli anni cruciali della presidenza Reagan e del successore George H. W. Bush. Manisco divenne così uno dei volti più riconoscibili della Rai negli Stati Uniti, un testimone diretto della politica estera americana, dei conflitti, delle elezioni, delle tensioni della Guerra Fredda. Il suo stile, autorevole ma vicino alla gente, contribuì a costruire un’immagine del giornalismo d’inchiesta e di racconto di frontiera.
A ricordarlo con affetto, in queste ore, sono molti suoi colleghi, amici e spettatori. La conduttrice Federica Sciarelli e la redazione di Chi l’ha visto? hanno espresso il loro cordoglio per «la scomparsa di Lucio Manisco, che tutti ricordano come corrispondente Rai dagli Stati Uniti», affidando un messaggio di ricordo e gratitudine ai social.
Ma Manisco non fu solo un giornalista. Accanto alla sua lunga carriera nel mondo dell’informazione, portò avanti un forte impegno politico. Fu eletto per la prima volta alla Camera nel 1992, come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, e poi riconfermato nel 1996. La sua voce era tra le più attente e lucide su temi come i diritti civili, la giustizia sociale e la politica estera. Nel 1995 assunse anche la direzione del quotidiano “Liberazione”, organo ufficiale del partito, continuando a coniugare scrittura e militanza.
Nel 1994 approdò anche al Parlamento Europeo, eletto con Rifondazione, e venne rieletto nel 1999 con i Comunisti Italiani. Una terza candidatura nel 2004 non portò invece all’elezione. Tuttavia, il suo ruolo politico, sempre coerente e di principio, ha lasciato un segno in quella parte della sinistra italiana che ha cercato di mantenere vivo un pensiero critico nei confronti del potere, delle disuguaglianze e del capitalismo globale.
Lucio Manisco è stato un uomo colto, tenace, capace di raccontare e denunciare, ma anche di costruire. La sua vita rappresenta l’incontro tra due vocazioni complementari: informare e agire, con spirito libero e visione profonda.