Si torna in aula oggi per il processo per il caso di omicidio di Silvana La rocca, l’insegnante uccisa brutalmente dal figlio. Un delitto di una crudeltà inaudita che ha sconvolto la tranquilla comunità di Leporano, in provincia di Taranto. Il 14 novembre scorso, Salvatore Dettori, 46 anni, ex sottufficiale della Marina Militare, ha ucciso la madre, Silvana La Rocca, 73enne insegnante in pensione, nel cortile della villetta di famiglia. Una tragedia agghiacciante non solo per la violenza dell’atto, ma anche per la confessione delirante fornita dall’assassino, che ha raccontato di aver strappato il cuore della madre perché lei lo avrebbe costretto a mangiare carne umana.
Il delitto
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Dettori ha aggredito la madre alle spalle, mentre stava salendo in auto. L’ha colpita con un coltello alla nuca, poi alla gola e al fegato, per impedirle di urlare. Dopo che la donna ha perso conoscenza, l’uomo ha utilizzato un coltello sardo “pattada” per aprirle il torace ed estrarle il cuore con le mani. Il corpo è stato ritrovato in una pozza di sangue nel cortile della villetta, divenuta teatro di una scena che i carabinieri descrivono come “un film dell’orrore”. Dettori è stato arrestato sul posto, dopo aver confessato spontaneamente l’omicidio, fornendo ai militari una narrazione confusa e disturbante.
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Le motivazioni deliranti
Durante l’interrogatorio, l’uomo ha sostenuto che la madre lo costringeva a nutrirsi di carne umana, arrivando ad accusarla di avergli fatto mangiare i resti del padre, morto in un incidente sul lavoro nel 2002. Ha inoltre riferito che la donna era sotto l’influenza di “persone esterne” che l’avrebbero indotta a questo comportamento. Tali affermazioni, al momento, non trovano alcun riscontro oggettivo e sono ritenute frutto di un grave disturbo psichico. Dettori ha anche affermato che l’ambiente militare fosse coinvolto in pratiche simili, definendo i suoi ex colleghi “mangiacarne”.
Un conflitto familiare profondo
Oltre al delirio, dietro l’omicidio sembrerebbero esserci tensioni economiche e familiari. Dettori era in difficoltà finanziarie e non riusciva più a pagare il mutuo sulla casa dove viveva a Pulsano. Il debito, garantito dalla madre, era stato estinto dal fratello minore, residente in Francia. Silvana La Rocca, temendo che il figlio perdesse la casa e si trasferisse nuovamente con lei, rifiutava di accoglierlo nella villetta di famiglia. Questo avrebbe alimentato in lui un rancore crescente, sfociato poi nel gesto estremo.
Tentato depistaggio e piano suicida
Dopo aver compiuto il delitto, Dettori ha tentato di far esplodere la villetta, aprendo il gas nella speranza di distruggere la casa e uccidere sé stesso insieme a un cugino carabiniere. Quando il nipote ha scoperto il corpo e l’assassino è giunto sul posto, ha provato ad accendere la luce per innescare l’esplosione, pronunciando parole che testimoniano un intento distruttivo: “Niente a me, niente a nessuno.” Solo l’intervento tempestivo dei soccorritori ha evitato una seconda tragedia.
Una comunità sotto shock
Silvana La Rocca era conosciuta come una donna riservata, gentile, stimata come insegnante. Il suo brutale assassinio ha lasciato sgomenta la comunità di Leporano, mentre amici e parenti faticano a comprendere l’orrore vissuto in quella villetta. Salvatore Dettori, ora in stato di fermo, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.
Le indagini e la valutazione psichiatrica
Le autorità stanno approfondendo la storia clinica e psichiatrica di Dettori per stabilire se fosse capace di intendere e volere al momento del fatto. Non si esclude una perizia psichiatrica nei prossimi giorni. Parallelamente, proseguono gli accertamenti tecnici sulla scena del crimine e sulle dichiarazioni rese.
Una vicenda ai confini della follia che lascia dietro di sé una famiglia devastata, una comunità incredula e una madre brutalmente strappata alla vita, in un contesto che mischia la realtà al delirio, e la sofferenza umana al terrore.