Autismo, il dramma del farsi credere dagli altri e dell’avere una giusta e veloce diagnosi
Di Laura Soria
Una mamma la prima volta che legge la parola autismo, inizia decisamente a sentirsi male, sotto tutti i punti di vista, fisici ed emotivi.
Io leggevo definizioni, guardavo video, e quella parola si trasformó improvvisamente in una pallina da Ping pong, rimbalzava ripetutamente tra l’emisfero destro e l’emisfero sinistro del mio cervello facendomi guardare mio figlio come attraverso un caleidoscopio, non riuscendo più ad avere una percezione di Flavio, tra il vederlo come io avrei voluto, ovvero normale e il vederlo nella realtà, cioè assolutamente diverso.
La visione del mio bambino diverso dagli altri, della persona più preziosa al mondo, dovevo trasferirla a mio marito e vi assicuro che è stato difficilissimo, nella mia testa, dopo aver esternato le perplessità a mio marito, le palline da Ping pong erano diventate 2!
“Flavio non può essere autistico, ti stai sbagliando! Vediamo cosa ci diranno gli “specialisti”! continuava a ripetermi. Il tour de force di specialisti inizia quando Flavio ha circa 2 anni..
Quante visite abbiamo fatto??
In quanti ospedali siamo stati?
Quanti esami diagnostici ha fatto Flavio?
Quanti km abbiamo fatto?
Quanto abbiamo speso economicamente parlando?
Oddio, Vi assicuro che ho gran difficoltà nel quantizzare!
Un elenco lunghissimo.
Visite audiologiche, visite neuropsichiatriche, Asl, ospedale dell’Aquila, Santobono di Napoli, Ospedale di Salerno, Stella Maris di Pisa..
Ed ovviamente la nostra confusione e stanchezza cresceva, fin quando, finalmente con una semplice visita genetica abbiamo imboccato la retta via e così ci ha portato ad avere la giusta, vera ed unica diagnosi di mio figlio.Il test genetico ci diceva che nostro figlio ha Una X del cromosoma mutata, e quindi è affetto dalla sindrome dell’ X Fragile.
Per tanti genitori avere una diagnosi precoce è difficile, per altri un pó meno, bisogna essere anche un pó fortunati e noi all’inizio non lo siamo stati molto e credetemi tutto ció porta uno scompenso familiare enorme, per noi la diagnosi è stata una liberazione!
Io ero sollevata perché finalmente sapevo con certezza dopo quasi 2 anni errabondi, Flavio cosa avesse.
Non sapere cosa ha l’amore della tua vita è quanto di peggio possa esistere perché ti serve per imboccare la strada giusta, e soprattutto la giusta terapia..
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