L’Italia si avvicina a un bivio decisivo in materia pensionistica. A partire dal 2027, potrebbero scattare nuovi requisiti di età e contribuzione per accedere alla pensione, secondo quanto indicato dalle ultime proiezioni di Ragioneria dello Stato e Istat. Ma l’impatto potrebbe essere particolarmente penalizzante per una categoria specifica: docenti e personale ATA della scuola, soprattutto per chi è nato nei mesi estivi.
Secondo gli esperti, infatti, i dipendenti scolastici che maturano i requisiti pensionistici tra giugno e agosto saranno costretti a rimanere in servizio per un anno intero in più, a causa della finestra unica di uscita fissata per il 1° settembre. Una distorsione del sistema che rischia di creare disparità evidenti tra lavoratori.
Cosa potrebbe cambiare dal 2027
In base al rapporto 2024 della Ragioneria Generale dello Stato, gli adeguamenti automatici all’aspettativa di vita comporterebbero:
- Pensione di vecchiaia: da 67 anni a 67 anni e 3 mesi nel 2027, con possibile ulteriore aumento a 67 anni e 5 mesi nel 2029.
- Pensione anticipata contributiva: 43 anni e 1 mese per gli uomini, 42 anni e 1 mese per le donne dal 2027, con +2 mesi nel 2029.
Questi requisiti, però, non sono ancora operativi. Occorrerà un decreto congiunto dei Ministeri dell’Economia e del Lavoro per renderli effettivi.
Lo spettro delle elezioni 2027
La politica osserva con attenzione. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di “indicazioni tecniche” e non di decisioni definitive. Ma dietro le quinte si valuta già l’ipotesi di posticipare ogni decisione al dopo elezioni, previste proprio nel 2027. Un aumento dell’età pensionabile a ridosso del voto rappresenterebbe infatti un rischio politico non trascurabile. La misura sarebbe impopolare, soprattutto tra lavoratori anziani del settore pubblico, tra i quali il personale scolastico rappresenta una fascia molto ampia.
Scuola penalizzata: l’inequità dei nati d’estate
A pagare il prezzo più alto sarebbero ancora una volta docenti e ATA, costretti a rientrare nei ranghi anche se formalmente già pensionabili, semplicemente perché nati nel “periodo sbagliato”. Chi compie gli anni in estate, anche maturando i requisiti, non può accedere alla pensione fino al settembre dell’anno scolastico successivo. Un paradosso tutto italiano che, se non corretto, rischia di produrre diseguaglianze evidenti tra colleghi.
Cosa farà il Governo
L’esecutivo, stretto tra esigenze contabili e impatti elettorali, si trova davanti a una scelta complessa. Diverse forze politiche — in primis la Lega — hanno già chiesto di sterilizzare l’aumento dei requisiti. Una possibilità concreta, secondo i tecnici, anche alla luce delle margini di manovra offerti dai dati Istat.
Conclusioni
In questo contesto, l’auspicio è che il Governo sappia tenere conto delle specificità del settore scolastico, evitando misure generalizzate che penalizzano i lavoratori in modo casuale. L’eventuale riforma previdenziale dovrà essere equa, sostenibile e coerente con le esigenze di settori dove la continuità del servizio pubblico — come l’istruzione — è un valore da proteggere. Il conto alla rovescia verso il 2027 è già iniziato. E con esso, anche la pressione sul Governo per non trasformare una correzione tecnica in un boomerang politico.
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