La febbre del Nilo, o West Nile Virus, ha fatto registrare due nuovi decessi nel giro di poche ore, questa volta tra Campania e Lazio, con i casi concentrati tra Caserta e la costa laziale. Uno dei due pazienti era un anziano di 80 anni residente a Maddaloni. Ricoverato all’ospedale di Caserta, non è riuscito a superare le complicazioni legate all’infezione virale trasmessa dalle zanzare. La seconda vittima è un uomo di 77 anni, già affetto da patologie croniche e sottoposto in passato a un trapianto. L’uomo, originario della provincia di Frosinone, aveva soggiornato recentemente a Baia Domizia, sul litorale casertano. È morto allo Spallanzani di Roma, ospedale specializzato in malattie infettive. Questi due casi si aggiungono ai precedenti registrati in provincia di Latina e nella zona di Anzio/Nettuno, rafforzando l’ipotesi di un’estensione dei focolai verso il Centro-Sud del Paese, mentre la Pianura Padana, storicamente più colpita, al momento registra meno allerta.
L’intervento dell’esperto
A sottolineare la necessità di vigilare senza creare allarmismi è Gianni Rezza, ex direttore della Prevenzione al Ministero della Salute e attualmente docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele. In un post su Facebook ha ricordato l’importanza di monitorare i casi umani, insieme alle positività riscontrate tra animali sentinella e vettori, come zanzare e uccelli selvatici.
Rezza ha riportato anche un episodio osservato personalmente, commentando la presenza urbana di cornacchie grigie intente a rovistare nei cassonetti dell’immondizia, un esempio concreto di quanto la fauna cittadina possa influire sull’epidemiologia delle malattie infettive, inclusa la West Nile. Infatti, gli uccelli sono tra i principali serbatoi del virus.
L’andamento dell’epidemia
Attualmente, secondo i dati raccolti a livello nazionale, non si registra un picco anomalo di casi rispetto agli anni precedenti, ma si nota una maggiore distribuzione geografica dei focolai, che stanno interessando con più forza le aree del Centro-Sud. Le dinamiche epidemiche, spiegano gli esperti, sono complesse e difficili da prevedere, anche perché dipendono da molteplici fattori: presenza e densità di zanzare, condizioni climatiche e interazioni tra uomo e ambiente urbano.
I CDC di Atlanta, tra i centri di riferimento mondiale per il controllo delle malattie, indicano come miglior indicatore di rischio il rapporto tra la densità di zanzare e la percentuale di esemplari positivi al virus. In Italia, la positività tra le zanzare rilevate resta fortunatamente piuttosto bassa, ma la vigilanza resta alta.
Serve fare Prevenzione
Nel frattempo, le autorità sanitarie regionali hanno invitato la popolazione a seguire le misure di prevenzione già diramate in questi giorni: proteggersi dalle punture di zanzara, evitare ristagni d’acqua e adottare larvicidi nei tombini. La collaborazione dei cittadini e il costante monitoraggio delle autorità saranno fondamentali per contenere la diffusione del virus durante l’estate.
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