Il prossimo anno scolastico si apre con una svolta significativa nel panorama dell’istruzione italiana: una scuola media di Piacenza ha annunciato che non assegnerà più voti né pagelle, scegliendo un modello educativo radicalmente nuovo, centrato sull’apprendimento esperienziale e non sulla valutazione numerica.
Una risposta al disagio degli studenti
L’iniziativa prende forma in un contesto segnato da crescenti segnali di disagio tra gli studenti, esplosi simbolicamente durante gli esami di Maturità 2025, quando alcuni ragazzi, messi di fronte alla commissione, hanno scelto il silenzio, rifiutando l’esposizione orale. Da quel gesto muto nasce ora una risposta concreta: eliminare il voto come giudizio definitivo, troppo spesso percepito come sentenza, a favore di un sistema che riconosca il valore del percorso più che del risultato.
Chi c’è dietro il progetto
Il progetto è frutto della collaborazione tra il Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti diretto dal noto pedagogista Daniele Novara, e la Fondazione Licei San Benedetto di Piacenza. L’obiettivo condiviso è quello di riformare profondamente la scuola media, proponendo un approccio non punitivo, fondato su una valutazione formativa, su pratiche cooperative, sull’errore come occasione di crescita, e su un metodo educativo che metta al centro la motivazione personale.
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Una scuola dove l’errore è valore
«La scuola deve tornare a essere un luogo in cui si impara facendo, sbagliando e riprovando», afferma Novara. «L’errore non va punito, ma accolto come parte del processo di apprendimento. Il gruppo classe non deve essere una somma di individualità in competizione, ma una comunità di apprendimento dove si cresce insieme».
Il ruolo del preside e dell’istituto
A sostenere fortemente questa visione è anche il preside dell’Istituto San Benedetto, che ospiterà il nuovo ciclo sperimentale all’interno della storica sede delle suore Orsoline, un edificio dal forte valore simbolico e culturale, attivo fin dal XVII secolo. «Siamo entusiasti di portare avanti una scuola che accompagni i ragazzi in ogni fase della crescita con coerenza, profondità e attenzione», dichiara il dirigente. «Non vogliamo semplicemente istruire, vogliamo educare, ascoltare, far sbocciare i talenti».
Una scuola senza voti, ma non senza metodo
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la scuola senza voti non è una scuola senza struttura. Al contrario, richiede un metodo rigoroso, fondato su strategie pedagogiche avanzate, strumenti di osservazione, confronto tra insegnanti e momenti di restituzione agli alunni e alle famiglie. «Serve metodo per educare oggi», sottolinea Novara, «ma serve anche il coraggio di rompere con schemi obsoleti e aprirsi a nuove visioni».
Un laboratorio per il futuro dell’istruzione
La sperimentazione, che parte da Piacenza, potrebbe diventare un modello replicabile in altri contesti. Un esperimento che non vuole rinnegare la scuola tradizionale, ma reimmaginarla, trasformandola in uno spazio capace di rispondere ai bisogni reali delle nuove generazioni. Perché, come ribadisce il pedagogista: «La scuola non è un parcheggio. È un luogo di scoperta, identità e libertà».
Con questa iniziativa, l’Italia si apre – almeno in parte – alle grandi rivoluzioni educative in atto nel resto d’Europa, dove già da anni si discute e si sperimenta un modello di apprendimento più centrato sulla persona e meno sulla performance. Il messaggio che arriva da Piacenza è chiaro: educare non è giudicare, ma accompagnare.
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