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Home Scuola Telecamere a scuola, i presidi: «Dovranno pagarle i genitori con un nuovo contributo»
  • Scuola

Telecamere a scuola, i presidi: «Dovranno pagarle i genitori con un nuovo contributo»

  • Redazione
  • 20 Maggio 2019

Telecamere a scuola, i presidi: «Dovranno pagarle i genitori con un nuovo contributo»

Telecamere accese ovunque, dal cortile esterno ai corridoi e fin dentro la classe con tanto di rilevatore per le impronte digitali: le norme ci sono ma ora la scuola deve fare i conti con i costi della tecnologia. Con una prima stima, la spesa sembra poter ammontare a circa 100 milioni di euro. E non sarà semplice trovarli visto che, per ora, i costi sembrano dover cadere sulle singole scuole. E quindi, come spesso accade, sulle famiglie degli studenti.

L’emendamento approvato in Senato al decreto Sblocca cantieri, che prevede l’installazione di telecamere in tutte le classi di scuola materna, per prevenire e monitorare eventuali maltrattamenti ai danni dei bambini più piccoli, non prevede per ora coperture di spesa. Considerando però che in Italia, delle oltre 370 mila classi complessive, oltre 42.500 sono di scuola dell’infanzia è facile fare i conti. Una telecamera, compresa di costi di installazione, può venire a costare circa 200 euro. Per un totale di 8 milioni e mezzo di euro. In nome della sicurezza, certo, le telecamere potrebbero tornare utili anche usate come deterrente contro abusi e violenze. Ma rischiano di durare poco e di dover fare i conti anche con la manutenzione e i danni.

LE MATERNE

Le scuole infatti, soprattutto le materne spesso più piccole, ogni anno devono vedersela con guasti incidentali o atti vandalici alle telecamere di sorveglianza esterna. Basti pensare, ad esempio, che a Roma tre asili vicini tra loro, in zona Montesacro, lo scorso anno divennero tristemente famosi per aver subito qualcosa come 46 furti nell’arco di pochi mesi: telecamere rotte mai risistemate e tanti soldi buttati senza per questo veder garantita la sicurezza.

Ma nelle scuole oltre alle telecamere, tutto sommato dai costi contenuti, dovrebbero arrivare anche i dispositivi per le impronte digitali per rilevare l’effettiva presenza dei dirigenti scolastici e del persone ata, bidelli e amministrativi, come previsto dal testo approvato in Commissione Lavoro al Senato per il ddl Concretezza. Anche in questo caso, per ora, non c’è traccia di stanziamento ad hoc. Eppure si tratta di apparecchiature sofisticate dal costo e dalla manutenzione non irrilevante.

«Si tratta di un provvedimento anticostituzionale, immotivato e decisamente costoso – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’Associazione nazionale dei presidi – le scuole dovranno acquistare questi apparecchi a proprie spese arrivando ad una spesa che oscilla dagli 80 ai 100 milioni di euro. Uno strumento per rilevare le impronte digitali, compreso di iva e spese di installazione, può costare tra i 2 mila e i 2500 euro.

Prevedendone uno per ognuno dei 40 mila edifici scolastici, il conto è presto fatto. Ma le scuole non hanno tutti questi soldi: i fondi a disposizione non bastano neanche per coprire tutte le spese, dalla carta igienica alla cancelleria. Spesso contano sul contributo volontario delle famiglie: avranno più impronte digitali e meno carta igienica, rischiando di aver sempre più bisogno di aiuto».

FAI DA TE

Il contributo volontario oggi va dai 50 euro circa, chiesti alle scuole elementari, fino ai 100 euro e oltre richiesti alle superiori. Si tratta di soldi spesso utilizzati per acquistare cancelleria, organizzare attività e comprare il necessario come, appunto, la carta igienica.

A fronte di queste necessità, che le famiglie conoscono bene, ora dovranno essere spesi 100 milioni di euro per le telecamere. L’equivalente di 3 computer nuovi per edificio scolastico, 15 per ogni scuola o di migliaia di verifiche sui solai degli istituti, spesso pericolanti e alle prese con infiltrazioni di acqua. Nel 2015, ad esempio, con 40 milioni di euro si monitorarono circa 7 mila solai tra i più a rischio.
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