Non è mai arrivata alla cena di fine anno con i suoi studenti. Alessandra, 54 anni, insegnante precaria presso il liceo “Lorenzo Rocci” di Fara in Sabina, ha perso la vita nella serata del 12 giugno in un drammatico incidente sulla Statale 85 Venafrana, in Molise. La sua auto, dopo aver sostenuto la prova orale del concorso per la classe A040 (Scienze e tecnologie elettriche ed elettroniche) a Campobasso, ha improvvisamente invaso la corsia opposta nella galleria “Trinità”, schiantandosi frontalmente contro un furgoncino. L’impatto non le ha lasciato scampo.
Un destino legato alla precarietà
La professoressa, come tanti docenti italiani, lavorava da anni senza un contratto stabile. Supplente durante l’ultimo anno scolastico, studiava nel poco tempo libero per superare un concorso che avrebbe potuto finalmente garantirle una cattedra di ruolo. Quel viaggio verso Campobasso era l’ennesima trasferta, l’ennesimo sforzo sostenuto in silenzio, con determinazione e speranza.
I Carabinieri hanno avviato le indagini per accertare le cause dell’incidente, mentre è stata disposta l’autopsia per chiarire se a causare la perdita di controllo dell’auto siano stati un malore o altri fattori. Ma per i suoi colleghi, una parte della verità è già chiara.
La lettera dei docenti al ministro Valditara: “Non è solo fatalità”
Il corpo docente del liceo Rocci ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Parole accorate, ma anche amare, che denunciano una condizione di lavoro logorante: «Se anche non sono direttamente la causa della morte di Alessandra, certe condizioni lavorative hanno sicuramente contribuito a precarizzarne la vita», scrivono i colleghi.
La lettera accende i riflettori su una realtà troppo spesso ignorata: concorsi organizzati in sedi lontane, zero rimborsi per viaggi, pernottamenti e materiali didattici, anni di sacrifici senza garanzie, con orari impossibili e turni sfiancanti. E sempre, nonostante tutto, puntuali in aula “con la lezione pronta e i compiti corretti”.
Una denuncia politica: “Lo Stato ha un debito con i suoi docenti”
A rilanciare l’appello è il deputato del Partito Democratico Gianni Cuperlo, che ha definito la lettera dei docenti «sincera e profonda per le verità che descrive». Cuperlo ha ricordato figure storiche come De Sanctis, Croce, De Mauro e Bice Chiaromonte, simboli di un’Italia che credeva nella scuola come motore civile e democratico. «Se il ministro non risponderà», ha dichiarato, «perderà l’ennesima occasione per offrire a migliaia di precarie e precari un segno di attenzione concreta».
Il messaggio è chiaro: non bastano le parole, servono atti concreti, risorse certe, misure strutturali che riconoscano il valore e la dignità del lavoro degli insegnanti. «Lo Stato ha un debito verso Alessandra», concludono i colleghi. «E verso tutti quelli che ogni giorno entrano in classe, nonostante tutto».