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Bufera in un asilo: Maestre con tampone positivo al lavoro con i bambini. “Ecco perchè hanno taciuto”. Arrivano i carabinieri

Maestre di un asilo nido positive al Covid-19 continuavano a lavorare tra i bimbi e incontrare i genitori di questi ultimi. E’ accaduto a Bergamo in una struttura privata.

Il fatto

Come racconta Repubblica.it, la titolare e la socia della struttura hanno continuato a lavorare, incontrando, senza particolari problemi, sia i genitori dei bimbi che il personale della scuola. Ieri mattina i militari dell’Arma hanno proceduto, insieme al Nucleo ispettorato del Lavoro ad acquisire la documentazione relativa alla vicenda.  Al momento i carabinieri – su disposizione del comandante provinciale Alessandro Nervi – stanno raccogliendo le carte e sono al lavoro per acquisire informazioni. Verranno ascoltate sia la titolare  sia la sua socia.

La ricostruzione

Secondo una prima ricostruzione nella struttura tutto era regolare fino a qualche giorno fa. I bambini ( in tutto nove) giocavano in tranquillità e tutto filava liscio come al solito. Sia la titolare, maestra dei bimbi, che la socia ricevevano come sempre i genitori dei piccoli nell’open space descrivendo le attività didattiche. In fondo non facevano nulla di male. Dato che stavano lavorando “ope legis”. Il Dpcm del Premier Conte, infatti, dispone l’apertura delle scuole in tutta Italia.  Il problema – la questione era già sul tavolo dell’Ats di Bergamo – è un brutto sospetto: la possibile positività al coronavirus della proprietaria nonché coordinatrice dell’asilo. Positività sua e forse anche della sua socia (“è pure lei in quarantena”). Che però hanno entrambe continuato e continuano a lavorare con i bambini.

Il giallo della mail

Come scrive Repubblica:”Il caso ruota intorno a una mail inviata al tribunale di Bergamo il 4 novembre. La scrivente  responsabile dell’asilo e rappresentante legale il giorno dopo (5 novembre) avrebbe dovuto presentarsi in aula per un procedimento di sfratto per morosità nei suoi confronti. La parte attrice è il proprietario dei locali dove ha sede l’asilo nido, ex banca Unicredit, in via Ruggeri da Stabello. La titolare chiede al giudice se è possibile rinviare l’udienza “per legittimo impedimento”, “visto che sono risultata positiva al Covid”. Alla richiesta – che andrà a buon fine – è allegato l’esito del tampone eseguito dalla donna il 2 novembre. Test nasale effettuato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII ovvero la trincea più calda del coronavirus nei mesi drammatici della prima ondata del virus. Il risultato conferma la positività di un precedente tampone (del 28 ottobre scorso)”.

Ma restiamo alla mail. Scrive ancora la maestra: “Avrei delegato la mia socia ma anche lei è in quarantena per colpa dei figli positivi anch’essi”. La socia ( che ha precedenti per truffa), dunque. Nemmeno lei può andare in tribunale, sempre causa Covid. Nel 2011, quando risultava “nullatenente”, ha patteggiato due anni di reclusione con la condizionale: a Bolzano prometteva vacanze da sogno a prezzi stracciati. I soldi versati dai turisti sparivano.

Il 9 novembre un esposto arriva all’Ats

“Abbiamo 19 bambini”, hanno detto martedì le due socie a una coppia di genitori che si è presentata per un colloquio. Un altro incontro per l’iscrizione di un bimbo, durato un’ora, c’è stato il 6 novembre. È il giorno successivo all’udienza in tribunale alla quale la titolare ha dichiarato di non poter essere presente in quanto Covid positiva: né lei né la socia pregiudicata. Passano tre giorni. Il 9 novembre all’Ats arriva un esposto nel quale si riferisce lo stato dell’arte: nonostante l’indisponibilità causa virus inoltrata ai giudici, la titolare dell’asilo risulta presente in sede. Al Dipartimento salute viene chiesto di “voler verificare la regolarità del certificato allegato nella mail (l’esito del tampone)” e “in caso di conferma di voler verificare se la predetta Capitaneo stia violando la quarantena, ponendo a rischio la salute dei bambini dell’asilo nido”. Il mittente non riceve riscontro. Il sospetto è che abbiano taciuto la malattia per non dover chiudere la scuola e perdere le rette. Si continua a indagare.
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